Art & Text

le mie scelte mi scorrono nel sangue

sono la certezza nel mio pensare e nel mio cuore

motivano e giustificano ogni azione e sacrificio

passione e coscienza purificano ogni compromesso

quello che penso e provo distrugge provvisorietà,

influenze, dubbi ed ogni paura.

é ciò che io sono.

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Galleggiare nel nulla, fuggire l’essenza del proprio sentire, ricercare certezze nella provvisorietà del tangibile perché l’assoluto non esiste senza la volontà del sogno

E’ chiudendo gli occhi che puoi vedere nella profondità del tuo cuore

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Che non importa dove purchè al fianco:

volgendo lo sguardo, i tuoi occhi.

Che ciò che importa è perdere ogni coscienza di spazio

ed il posto è solo un luogo, scelto o a caso, ov’io mi perdo con te

in un posto che voglio, che ho, tra i miei occhi ed i tuoi

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E nei tuoi occhi io mi perdo,

perdo ogni pensiero e non vi è altro

che ogni cosa trova la sua dimensione

e riconduce ogni senso alla misura

vedo l’anima del gesto

e l’accompagno con il mio calore

tutto è così puro e totale

e vale l’essenza di una vita

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E mi abbandono al tuo respiro,

che mi parla di ogni desiderio

ed ogni emozione traspare

Ciò che hai dentro di te solo puoi avere

Posso darti solo ciò che non ti serve

Perché non vi è bisogno

Senza conoscenza

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Ti darò soprattutto ciò che non immagini

E i desideri che non sapevi avere

I sogni che hai e non esprimi

Riavrai la realtà dietro a ogni velo

E la coscienza di sopiti rossori

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Toccare un pensiero nel cuore, sorrido nel gesto, mi mancano occhi negli occhi, impagabili soddisfazioni

ma forse non è che un ricordo, costruito sulla sua assenza.

Amare l’estasi dell’idea sognata nella realtà trasposta, finzione nella consapevolezza, nonostante tutto sorrido, perchè puoi avere solo in proporzione a quanto sai ricevere.

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Sopito è il desiderio che per troppo tempo visse nel fastidio dell’obbligo e con esso la fiamma del vigore immobile più non disturba, non è più vivo, non più della fissa immagine di un bel ricordo non più bruciata dalla passione

Non rimpiangere la fiamma che lasciasti spengere perché ti infastidiva!

 

 

Il tramite è l’ira

ad impedire ogni strategia

bisogna saper aggirare il ricatto morale

fino all’espiazione della pena

 

 

E divenne ciò che mai fu,

divenne dolore nella purezza dell’idea

quindi più forte e sincero

di quanto mai la realtà non seppe.

 

 

E nel delirante sogno più vero di quanto in realtà non era,

cristallo astratto che il tempo affina e il dolore rifulge.

 

 

L’odio verso il rifiuto

limite dell’incapacità

di capire

di amare,

cancellato dal sacrificio

restituisce

immagine ideale di santità mancante

perfetta nella menzogna del ricordo.

 

 

Ed al passaggio più alto hai ceduto il passo

invece di innalzarti con me alla conoscenza

sei ritornata alla semplice tranquillità del nulla

era l’occasione per l’eternità!

Meglio così anima semplice,

meglio vivere da pertinenza che da sostanziale essenza.

 

 

Il mio amore,

il rispetto che porto

i miei sentimenti

mi impediscono di persuaderti

ed è così, per onestà, che ti perderò!

Forse con il tempo

la realtà affiorando mi porterà in premio

il tuo odio!

 

 

E ripensandoti forse avevi ragione…

ma quello che credevi fosse

volontà

era modificato dal tuo riduttivo punto di osservazione.

 

 

Oltre l’osservazione il rispetto dei valori reciproci

(meritevoli di santificazione)

non ti sei mai posta il problema della felicità

o forse hai creduto

di trovare a monte la soluzione

adottando la tua semplicistica interpretazione di Schopenhauer.

Ma il vero problema è che la felicità

è sempre l’altrui

e non può essere interpretata

con i propri metri di valutazione.

 

 

Se ti fosti posta il problema della mia felicità

mi avresti reso felice

con molti meno sacrifici di quelli che hai sopportato

e forse io avrei reso felice te.

 

 

Preferivo il silenzio

la misurata somministrazione graduale

del veleno

e la mente lenita e sofferente

che almeno mi avrebbe consolato

nell’elevazione del martirio.

 

 

Invece una si lunga attesa per una morte così rapida e insignificante,

in un attimo,

senza gloria,

la realtà di quanto vano ogni sacrificio,

nemmeno il tempo di godere del dolore

che l’immensa delusione del sogno

contro la realtà del nulla

a deridere ogni sacrificio.

 

 

Pensi di riuscire ad attraversare

indenne

la tua coscienza

ben sapendo che ti attende al varco

nascosta,

in attesa,

in ogni tua debolezza

e di fronte a te stesso

guardandoti nello specchio dei tuoi occhi.

 

 

La tua anima ride lo scherno della malcelata verità apparire nel tuo imbarazzo che la vera, pura vera, sincera vera, verità vera ti morde l’orecchio e il sangue che ti scorre sul collo ti parla del tuo respiro e del tuo ghigno.

 

 

Ritrova la gioia della semplice ritualità quotidiana la pace nella falsità di una tranquillità a stento contraffatta.

 

 

Domina l’urlo violento dell’impeto assassino che pretende il sangue in sete feroce esprimi necessità di dolore di lacerarsi di membra di sforzi ed il dolore della morale che l’istinto distrugge incontrollabile necessità di pentimento postumo nel vivere fortemente con tagliente intensità seppur languida e desiderabile dono.

 

 

Su tutto la purezza cristallina fissata nell’amplesso ampio e generoso voluttuoso godimento profuso nello spasimo, diluito nel sangue e prolungato nell’apnea con batti potenti nelle vene del collo negli spasmi dei muscoli prolungati nell’estasi tremante.

 

 

Deflusso bollente lento e a sprazzi di contrazioni generose e calde necessità di fare male, sentire il dolore ora!

 

 

Il deficiente costretto a letto da febbrone da cavallo mi rispose interrogato dalla mia preoccupazione: “Ho la febbre!”.

Bene! Ma sai cosa l’ha causata deficiente?

 

 

Fastidioso perdurare dell’equivoco con il quale semplicemente identifichi nel sintomo il problema, ed è così che nell’incapacità di vedere la globalità degli eventi sostituisci l’effetto alla causa.

Il seguito è un dono ma solo per chi lo merita.

 

 

Con troppa frequenza è facile constatare l’intollerabile diffusione dell’equivoco che vuole nella percezione errata sostituire il sintomo alla causa

 

 

La presa di coscienza del vero valore delle cose è fondamentale e indispensabile.

 

 

E’ il vero sapore dell’accesso al mezzo e del suo uso improprio nel ricatto-tranello dell’uso stesso e che non lascia scampo.

La furbizia della volgarizzazione della cultura segna nella modernità il contrappasso.

 

 

Ormai troppo frequentemente è facile constatare l’intollerabile diffusione dell’equivoco che vuole nella percezione errata sostituire il sintomo alla causa; diventa così facile confondere la febbre o il disagio come problemi autonomi più che manifestazioni di causa appartenenti ad un più alto livello.

 

 

Da qui la tendenza a cercare la soluzione nell’eliminazione del sintomo invece che della causa che lo genera.

 

 

E se ciò che cerchi fosse il vero spirito di rottura, una sorta di spinta avanguardista, con quel carattere di volontà nuova che possa innescare il vulcano creativo?

 

 

E’ necessario tornare allo scheletro scarnificare la forma e ripartire dall’idea costruendo solo con qualità e senza compromessi.

 

 

Essenzialità del messaggio che si costruisce idea pura e che diventa viva comunicazione diretta e completa quanto più soggettiva.

 

 

Vi è una necessità estetica dello spazio vissuto che spinge, aiutata dalla volontà di migliorare un prodotto, alla necessità di superare i limiti tecnici che ne vincolano la forma.

 

 

Può succedere, come in questo caso, che un’intuizione e tanta tanta fatica possano portare alla creazione di oggetti nuovi che soddisfino a pieno le sopravvenute esigenze.

 

Si avvia quindi un percorso, lungo e laborioso che parte dalla prototipazione e attraverso l’ottimizzazione del prototipo arriva al campione definitivo che soddisfi le aspettative.

 

La tutela dell’idea, naturale quanto necessaria, è un passo obbligato ed i tempi burocratici dei brevetti internazionali rallentano a stento l’euforia produttiva.

 

 

E più d’ogni essenza ho amato il tuo dolore

così rapido e astratto nei suoi distorti, falsi giudizi

eppure così reale nel morso

comprendo ed assorbo l’irrazionalità della sua genesi

lungo il sentiero ti ho indicato il percorso

ed al fianco ho atteso la tua scelta

la strada piana sai dove conduce

non conduce alla cima

 

 

Ancora alcun persiste nell’ostinato intento di perseguir virtù

Dolce amore mio è nei tuoi occhi che tramuto rabbia in gioia

 

 

Se mai ci fosse un posto senza suono

Dove ad occhi chiusi sentire il calore che il corpo sprigiona

Ancor più forte il pulsare involontario del cuore premerebbe sui timpani

E l’aria che scorre nelle narici porterebbe con se l’impurità degli odori

 

 

E con essi lo scatenarsi dei ricordi e dei pensieri

Al centro del silenzio mi costringo a cecità di lettura

Nel calore del corpo m’è involontario il respiro

Un gesto attraversa il cuore

Poiché non dà scelta il ricordo

Rinnovata tortura

Ed è un peso che mi blocca alla sedia

Che mentre leggo e muovo gli occhi sul rigo

Il respiro che non voglio mi richiama

In immagini vissute

In un logo senza suono

ad occhi chiusi

sentire il rumore del proprio respiro

l’involontario movimento che provoca la vita,

percepire il battito del cuore e come ogni funzione involontaria

senza scelta

il pensiero

il ricordo

le emozioni

prendere coscienza del proprio peso

dell’appoggio del proprio corpo

riporta al peso della memoria

nello stesso involontario richiamo

all’inevitabilità della propria realtà.

 

 

Forse rallentare

ma impossibile fermare

il battito del cuore!

 

 

Che vuoi capire di ciò che non ti dico

Io vivo sopra il pensiero ed oltre la forma

Il ringhio che ho dentro mi spinge al morso e il sangue attira il mio occhio

 

 

Cosi sebbene il tuo sia parte di me il mio sguardo ti oltrepassa

Il ghigno sguaiato e il piccolo occhio nell’angolo a lato del viso, schiacciato fra l’impeto dello zigomo e la cattiveria del sopracciglio

La ferita e il dolore che ne consegue sono genitrici di un sentimento nuovo

 

 

Quale soddisfazione è assegnamento della sofferenza quando tutto è atto e la velocità del dolore è la stasi del piacere

Un dolore veloce per un piacere stabile

Il respiro affannato

Pulsazioni veloci e piene

Come un suono cupo e basso

Ma frenetico

Come in un picchiare meccanico

Alternato

Ad acuti di tagli

Di lame veloci e superficiali

 

 

La disperazione trova il terreno più fertile nella speranza e nella non piena coscienza e fa della soddisfazione impiegabile il giusto significato di una tragedia

 

 

Vibrare freddo e impaurito della scottatura è un fremito glaciale

Il tempo è immobile perché il ritmo è fin troppo scandito e preciso, contrai i muscoli nel supplizio

Il sangue

Lento scorrere caldo di vita

Nelle mani

La vita

Nelle mani strette

Sapore acre

Denti serrati

Occhi che bruciano

Con ardore

colonna di volontà

vividi nello sforzo contro la vita

entusiasti ancestrali gesti

mordi la sua anima

apri a lui il suo volere

di eterno

che illumini d’intorno

e poi dal pensiero

estrai il suo colore

è un frutto di gioia

e divoralo

con forza e ingordigia

 

 

toccare un pensiero nel cuore

sorrido nel gesto

mi mancano occhi negli occhi

impagabili soddisfazioni

ma forse non è che un ricordo,

costruito sulla sua assenza

 

 

estasi dell’idea sognata nella realtà trasposta

finzione nella consapevolezza

nonostante tutto

sorrido

 

 

Nel crepuscolo la volontà

di luce diviene oltre i limiti

che nel buio brilla l’anima

fermenta il sangue

 

 

distrugge i sogni che non hanno occhi

camminando nell’ombra dello spirito

e nelle vene sente il bruciore

di più frequenti spasmi

e di respiro pesante

che la volontà esige sangue

per divenire luce

ed è oltre la cecità

che il sacrificio mostrerà la tua anima

 

 

Che la ferita porta con sé il senso del dolore

né celarne l’aspetto rimedia al danno

bensì ne occulta solo l’espressione

in ciò che non sai sentire è la mia prigionia

La mia dolorosa agonia è la tua limitazione

 

 

Sogno di darti ciò che non sai puoi vuoi

Capire

 

 

Un abbraccio ti uccide o ti da forza

sono ferito e sanguinante

per questo così forte e spietato

la mia coscienza mi obbliga

pur sognando un dono

all’etica del ricambio che quanto potrei darti mi è precluso

dalla realtà della proporzione

 

Chi sono delle mie anime?

Pensi di poter capire la complessità del mio esistere?

Le caratteristiche proprie dei miei io?

 

 

Sofferti bisogni nei pensieri inespressi

sentire nascosto da difese promiscque

non vi è che paura nel tuo sguardo deciso

nascondi anche a te le fragilità che temi indebolirti

cercando la salvezza nel riparo

nelle certezze che non sono tali

perché non costruite dal tuo cuore

modalità incerte tradiscono la falsa sicurezza

goffo è il risultato della simulazione

quando accetterai i tuoi bisogni

potrai utilizzare la tua forza

e capire l’immenso valore che hanno

i tuoi sentimenti e i tuoi pensieri

la gioia dei sapori che rinunzi

il pregio nella fragilità, nel poter ricevere

e nel donare

tutto quel mondo che è nel tuo respiro

 

 

Giusto il metro del passo a misurare il percorso tanto che l’incedere è soggettivo e la misura è propria, giusta è l’incertezza nella mancanza dell’appoggio quando il passo che sapevi e misuravi risuona solo, dissonante, bisognoso del ritmo.

 

 

Ed in fondo al mio cuore so che ogni sofferenza è generata dalla volontà di amare che a volte spinge ad assurdi distruttivi

 

 

Per amore può accadere che una maschera di determinata insensibilità vada a coprire le esigenze di protezione di un cuore troppo bisognoso

 

 

Vorace bisogno di amare si è alimentato del tuo/mio dolore

Il desiderio di serenità e pace non deve uccidere i sensi ma costruire e mai dimenticare quella base di sensazioni ed emozioni che lo hanno generato

 

Al centro del silenzio mi costringo a cecità di lettura, nel calore del corpo m’è involontario il respiro, un odore trafigge il cuore poiché non dà scelta il ricordo, rinnovata tortura, ed è un peso che mi blocca alla sedia che mentre leggo e muovo gli occhi sul rigo, il respiro che non voglio mi richiama in immagini vissute

 

E’ assai peggio l’ambizione fine a se stessa che il non avere ambizioni poiché l’ambizione senza volontà genera nel migliore dei casi solo invidia!

 

 

È cosa magnifica l’incontrarsi di due anime simili ma è sublime quando una grande anima si fa più piccola per donare a chi non è alla sua altezza!

 

cercherò di scostare la corazza

non è facile concederti

la mia essenza ... nuda!

mostrarmi senza difesa,

parlare di me,raccontarmi...

 

Poche persone hanno conosciuto il mio cuore...

persona enigmatica, attenta, diretta, ma...

meglio nascondermi dentro parole,

provocazioni, domande…

 

Mi chiedi qualcosa di mio,

mi chiedi molto…

vuol dire esporsi,

mostrare le parole che hai dentro,

la voce poco chiara,

inerme...

dell’anima…

vedremo…

 

hai letto negli occhi il mio turbamento, articolata,ermetica, di

fatto celata in connettivi sottesi

Eccomi "buttata giù"

solleticata,

senza pensarci troppo,

ma in fondo anche in questo

c’è qualcosa di me...

 

Il contrasto evidenzia l’unicità.

Lotta senza vincitori né vinti.

 

La luce palpitante del giorno

la silenziosa oscurità della notte

Riscoprire l’armonia dell’incontro,

nel più folgorante dei tramonti.

 

Si... del resto sono le mie parole...

aggiungere concretezza all’idea:

bisogna capire la paura del baratro!

Concretezza nel cercare...

dentro ipotetiche certezze

il desiderio di lasciarsi andare.

Cuore che non trova respiro:

nella parola

nel gesto

nell’esserci

Concretezza nel frenare...

l’urlo dell’anima

ascoltando senza difesa

sensazioni inespresse.

 

Ho visto l’amore...

quello intuito nello sguardo

tenerezza e fisicità

espressioni toccabili

parele dette con carezze

attenzione

passione

occhi

pensieri

carne

espressione del sè

condivisione

 

 

Una certezza mi ha rempito

di emozionante malinconia

di emozionante gioia

l’amore è un grande meraviglioso dono

 

Volere la terra, abbandonare le ali...

di voli che contemplano la propria esistenza

immaginando, sognando...

Toccare la nuda terra

essere carne e sangue

sapori e realtà...

per riprendere il volo

come aquilone

libero nel proprio volare

pur legato ad un filo

tra il mio cuore e la tua mano..

 

 

 

Vorrei riconoscermi nella mia immagine

 

 

lo credo lo vedo...

sbirciando dal muro..

conosco il di più

di intensità

fatte di occhi e di pensieri

di tristezze e di sorrisi

carezze e calore

intuisco i miei limiti

nel tuo territorio

 

Mi sfugge allo sguardo ciò che sono

Nascosta dietro maschere plasmate da recite da comparsa.

 

Ascolto

mi ascolto silenziosa, asettica, indolente

Ma il monologo è flusso di coscienza

inconsistente e confuso

Immaginato e sognato

 

Sospesa sopra il mo

 

 

Esci da ogni difesa

la tua liberazione è il tuo morso

il mio sangue

non più parole

non più pensieri

non più quel sogno astratto

che ho voluto nei miei occhi

che hai voluto buio

 

nè il buio mi impedisce al vero

nè l’idea nè il sogno muore...

non il mio per il quale

verso sangue

forse il tuo

da me costretto ad altro

improprio e innaturale al tuo esser

terra

 

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Osservo la vita scorrere senza di me

Che non so farvi parte

Cerco sguardi, parole,tenerezze

Per poter tendere la mano,

toccare

il suolo

senza essere ferita

sentire la consistenza della nuda terra

abbandonarmi

lasciare spazio alle mie radici.

 

Non conosco nulla tranne i sogni

Tagliente la realtà

Rifuggo ciò che non conosco

Temo

La ingiusta sconfitta

 

Facile esserci

Nella solitudine del cuore

Trovare ragioni

Immaginare ciò che muri di paure

Nascondono agli occhi dell’anima.

Nutrirsi dei colori del sogno

 

Così malinconico e fragile

Guardarsi vivere

Non essere

Non desiderare

Non volere

 

Restare sospesi

Congelati, inespressi

 

 

 

Battito d’ali

Riconoscere lo sguardo

Tra molti

Unico

 

Paura dell’oblio

Toccare la terra nuda

 

Lasciarsi sfiorare il cuore

Sciogliere

Scoprire

Di esistere

Carne e sangue

 

Rinascere

Non più comparsa

Senza maschere

Protagonista

senza copione

 

 

Battito d’ali

Volare in alto

Ancora

Oltre il fluttuare inconsistente dell’immaginazione

Radicata al sentire

Dell’anima

Dei sensi

Del tuo sguardo.

 

 

 

 

 

le mie scelte mi scorrono nel sangue

sono la certezza nel mio pensare e nel mio cuore

motivano e giustificano ogni azione e sacrificio

passione e coscienza purificano ogni compromesso

quello che penso e provo distrugge provvisorietà,

influenze, dubbi ed ogni paura.

é ciò che io sono.

 

 

Esci da ogni difesa

la tua liberazione è il tuo morso

il mio sangue

non più parole

non più pensieri

non più quel sogno astratto

che ho voluto nei miei occhi

che hai voluto buio

 

nè il buio mi impedisce al vero

nè l’idea nè il sogno muore...

non il mio per il quale

verso sangue

forse il tuo

da me costretto ad altro

improprio e innaturale al tuo esser

terra

 

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lo credo lo vedo...

sbirciando dal muro..

conosco il di più

di intensità

fatte di occhi e di pensieri

di tristezze e di sorrisi

carezze e calore

intuisco i miei limiti

nel tuo territorio

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fuggire l’essenza, rinunciare a se, fingere improbe semplicità.. non inganni i miei occhi nè la tua pelle!

punto

 

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ed è nel respiro che la realtà è più vera,

ed io, se non vivo, eppur respiro..

respiro ogni frammento che conservo

nell’anima e nel ricordo..

le emozioni raschiate dalla tua pelle

mi accarezzano nonostante tutto

o forse sono solo le mie...

..eppure sento i tuoi pensieri..

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muto nell’ombra in cui mi osservi

vedo passare i miei errori

di ognuno mi compiaccio

della consapevolezza che li accompagna;

mi sono preziosi come il vivere

come ogni emozione che li ha giustificati

come ogni distorta logica che li ha sostenuti..

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